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20 anni dalla morte di Wojtyla: il giorno in cui Karol salvò una ragazza ebrea
Il 2 aprile segnerà il ventesimo anniversario della scomparsa di Giovanni Paolo II, il Papa che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia. Mentre il mondo si prepara a commemorare questo "gigante" della Chiesa, un nuovo libro di Gian Franco Svidercoschi, veterano del giornalismo vaticano, getta luce su aspetti meno noti della vita di Karol Wojtyla. Tra gli episodi inediti riportati nel volume "Karol. Il Papa che ha cambiato la storia", uno spicca per il suo significato umano e storico: un racconto di salvezza risalente alla Seconda Guerra Mondiale.
Nel gennaio del 1945, in una Polonia devastata, Karol Wojtyla era un giovane seminarista impegnato a ricostruire la propria città dopo le distruzioni subite. Mentre tornava da un pellegrinaggio a Czestochowa, durante un cambio di treno a Jedrzejow, Karol si imbatté in una scena che avrebbe segnato la sua vita. Distesa sulla fredda strada c’era Edith Zierer, un’adolescente ebrea in condizioni disperate, appena sopravvissuta all’orrore dei lager nazisti.
La ragazza, di soli 13 anni, aveva girovagato in cerca di una salvezza che sembrava impossibile. Dopo essere stata separata dalla famiglia e costretta al lavoro forzato nel campo di Czestochowa, aveva visto i "liberatori" russi con diffidenza. In cerca di un nuovo inizio, Edith si era nascosta su un treno che trasportava carbone per sfuggire al destino incerto riservato a molti ebrei.
Karol, toccato dal suo stato e dalla sua storia, non esitò a offrirle aiuto. Le diede calore e sostegno emotivo, condividendo con lei del tè caldo e del cibo, ma, soprattutto, restituendole la sua identità perduta da tempo, semplicemente chiamandola per nome. Edith, che ormai si sentiva solo un numero, trovò in quel gesto una nuova speranza.
Il giovane Wojtyla fece di tutto per mettere in sicurezza Edith, portandola a Cracovia e affidandola a un’organizzazione di aiuto per i sopravvissuti dei campi di sterminio. Edith a lungo avrebbe ricordato quel giovane che, in un momento buio, le aveva restituito una luce.
A distanza di due decenni dalla morte di Giovanni Paolo II, questo episodio risalta non solo come un atto di altruismo, ma come simbolo di un cammino di vita guidato dalla compassione e dall’umanità, qualità che avrebbero contraddistinto l’intero pontificato di Wojtyla. Questi racconti, che emergono oggi, continuano a offrire riflessioni profonde sulla capacità umana di incidere positivamente sulle vite altrui, anche nei momenti più bui della storia.
Fonte originale: https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2025/03/26/20-anni-dalla-morte-di-wojtyla-quando-karol-salvo-ragazza-ebrea_3fa186d0-0d03-477b-b100-b5f7e054ab64.html
